La mattina

La sveglia suona alle 6.45. Non è né presto né tardi, ma tocca alzarsi.

Ci sono le colazioni da preparare e due ragazzi da tirare giù dal letto, niente di trascendentale, ma bisogna farlo prima che sia tardi, prima che non riescano a mangiare abbastanza o a lavarsi i denti. Prima che arrivi lo scuolabus, prima che suoni la campanella.

Bisogna fare prima che sia tardi per fare la doccia che poi si perde il treno, prima che sia troppo tardi per uscire che siamo in due, uno prende il treno, e l’altra la macchina, e se si esce troppo tardi poi il traffico inghiotte i pochi minuti residui.

Sul treno, che è un treno di quelli che solo in Italia si chiamano treni, siamo in tanti, talvolta che in troppi, alcuni più di quanto sia ragionevole. No, non ci si siede, ma il tragitto è relativamente breve. D’estate fa troppo freddo, o troppo caldo, d’inverno uguale.

La perversione di scegliere sempre il modo peggiore per scontentare un po’ tutti.

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Sono passabilmente soddisfatto , non felice, soltanto quando sono solo. Non è misantropia, è orrore di dover dare spiegazioni. Decido di non dare più spiegazioni. Ennio Flaiano